"LA GENZIANA CONTRO LA PESTE DELLE PERSONE E DELLE BESTIE"
Ogni storia ha bisogno, per mantenersi salda nel tempo, di avere radici profonde. E visto che proprio di radici noi ci occupiamo, ci piacerebbe farvi conoscere le leggende che la Genziana da secoli racchiude.
Secondo alcune fonti antiche la Genziana deve il suo nome a Re Genzio, ultimo sovrano a partire dal 181 a.C. dell’Illiria – regione che corrisponde oggi alla parte occidentale della penisola balcanica.
Tradizione vuole che fu proprio Re Genzio a scoprire per primo le proprietà curative e benefiche della pianta, utilizzandola per curare una febbre molto alta.
Altri storici sostengono che Genzio fosse anche particolarmente dedito al consumo di sostanze alcooliche.. un caso forse?
La ricerca ci porta dritti dritti alla mitologia greca e in particolare alla storia di Chirone, il più sapiente tra i Centauri, un essere immortale metà uomo e metà cavallo.
Stiamo parlando di colui che per primo istruì Asclepio, figlio di Apollo e patrono della medicina, sull’utilizzo delle erbe curative e dei rimedi medicinali.
Il mito racconta che Chirone fu anche educatore dei più grandi eroi – tra i tanti, compaiono Achille, Eracle, Palamede e Teseo.
E quindi?, vi starete chiedendo.
Abbiamo aperto un dizionario di greco antico: il nome del Centauro Chirone, Χείρων, rimanda alla parola χειρώνιον, che significa “genziana”.
Spostando la linea del tempo in avanti di un paio di secoli, vi riportiamo ad una leggenda medievale che lega la pianta di Genziana a Re Ladislao d’Ungheria (1077-1095 d.C).
Si racconta che quando il suo Regno venne colpito da un’epidemia di peste, il sovrano chiese aiuto al Signore, che gli apparve in sogno nelle vesti di un angelo: gli rivelò che per debellare la peste, avrebbe dovuto prendere il suo arco, posizionarsi davanti alla tenda e scagliare una freccia senza prendere la mira.
Re Ladislao si attenne alle indicazioni dell’angelo e lanciò quindi una freccia, la quale colpì proprio una pianta di genziana, che si dimostrò efficace per sconfiggere la peste.
Per questa ragione, in Europa centro orientale, la genziana è conosciuta ancora oggi come “erba di San Ladislao”.
La genziana contro la peste delle persone e delle bestie…”: queste parole sono state trovate in alcuni manoscritti ottocenteschi, nei quali si faceva riferimento alla Genziana come miracoloso antidoto contro i peggiori mali.
Torniamo ora alla tradizione popolare montana di neanche un secolo fa, quando la genziana veniva impiegata per i più svariati utilizzi:
da chi – per sopportare una giornata di lavoro nei campi – ne metteva un pezzo nelle scarpe per contrastare il sudore dei piedi, a chi avvolgeva il burro con le foglie per aromatizzarlo, a chi considerava la pianta un indice meteorologico per prevedere l’arrivo della neve, contando i cerchi formati dalle foglie dopo la fioritura.
E ovviamente c’era chi si limitava a bere un bicchierino di infuso di radice per digerire le fatiche della giornata.
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